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Un
lettore ci scrive: «Si vive aspettando qualcuno o qualcosa. La
sera, adesso, non aspetto più di sentire la chiave girare per
cominciare a dormire. Uno schianto sulla Provinciale e mia
figlia Sabrina è volata lassù. La vita è un po' come un
treno... ogni tanto scende qualcuno; ma lei è scesa
all’improvviso, senza una parola, né un cenno di saluto.
Comincio a capire che non incontrerò più il suo sguardo e mi
domando se era solo destino, o colpa sua,.. mia... o forse di
tutti noi che a forza d’illuderci che l’incidente stradale è
una fatalità non prevedibile, offriamo l’alibi a chi deve
intervenire. «Solo con la norma del casco, la mortalità per
incidenti con moto e scesa del 30%, ma continuo a vedere il
90% senza cinture. La colpa non è solo dei ragazzi, le
discoteche non vendano alcol, una bibita può bastare, non ci
servono i vigili solo per i divieti di sosta, li vogliamo al
fronte: 8.000 morti all’anno e 250.000 feriti. Altro che mucca
pazza!». «E sono educativi i videogiochi dove gli scontri tra
le auto fanno divertire? C’è bisogno di spaventare per poterci
salvare. Per i ragazzi solo auto di piccola cilindrata e
sicure, sottraiamoli dalle grinfie di chi per denaro li
ubriaca e li stordisce, magari con una discoteca Comunale. E
non parlatemi di libertà! Della libertà di morire per mia
figlia avrei fatto volentieri a meno». Giancarlo Bernabei
specchiotempi@lastampa.it
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