INCIDENTI STRADALI NELLA POPOLAZIONE
GIOVANILE
Dott. Roberto
Bertolli, Dott. Furio Ravera. (Seminario)
Il numero di giovani che muoiono o che subiscono gravi danni in
incidenti motociclistici (ad automobilistici) è in preoccupante
aumento. Come arginare il fenomeno? Come combatterlo, come
impedire che ciò avvenga?
Queste alcune fra le tante domande che sintetizzano gli
interrogativi angosciosi che questi fatti suscitano.
Sono i quesiti che si pongono gli adulti e, accade che ancora non
si è spento nella mente di ognuno l'eco di queste domande, che già
sorgono risposte e rimedi.
Come se la sollecitudine ad agire a fare qualcosa fosse
soprattutto dettata dal desiderio di non pensare.
Perciò molti provvedimenti risentono della mancanza di un
pensiero, di una riflessione preliminare diretta a conoscere le
cause vere ed i meccanismi sottili che legano queste agli effetti
da esse stesse prodotti.
Per esempio i giovani muoiono perchè escono troppo tardi dalle
discoteche (esempio di causa). "Si chiudano prima le discoteche"
(esempio di rimedio). Oppure: si insegni l'educazione stradale
nelle scuole (esempio dì rimedio), da cui si deduce che i giovani
muoiono per ignoranza del codice della strada (esempio di causa).
In questo secondo caso il rimedio viene proposto prima di
individuare la causa e produrre una inevitabile forzatura nella
definizione di essa.
Nell'esempio riportato la forzatura che introduce come causa
l'ignoranza del codice ha il pericoloso effetto di restringere il
campo di osservazione e di limitare o addirittura nascondere altre
ipotesi.
Per esempio pur conoscendo alla perfezione il codice stradale un
giovane potrebbe avere un incidente per una trasgressione delle
norme e non per ignoranza delle norme.
A questo punto occorrerebbe porre l'attenzione su come può essere
contenuta la trasgressività delle norme e considerare se
l'educazione stradale, l'insegnamento delle norme, è efficace
contro la trasgressione.
A nostro avviso lo scopo dell'educazione stradale è l'insegnamento
delle norme, cioè l'educazione stradale stessa e magari in senso
più lato il rinforzo dell'educazione civica.
Poco può fare contro la trasgressione, ovvero contro comportamenti
pericolosi, potenzialmente a rischio della vita per sé e per gli
altri.
Per affrontare il problema sotto una luce nuova si potrebbe
introdurre l'ipotesi che i giovani non hanno piena coscienza della
pericolosità o del danno potenziale contenuto nella trasgressione
perchè sono impegnati in un compito urgente e drammatico: la
ricerca di un senso della propria esistenza o, detto in altre
parole, un significato speciale per la propria identità.
Considerando questo punto di vista si possono prendere in
considerazione altre ipotesi.
Facciamo un passo indietro ad uno dei due esempi prima citati: i
giovani muoiono sulle strade perchè le discoteche chiudono troppo
tardi......
Perchè corrono lungo le strade, cosa inseguono, da cosa sono
inseguiti? Forse incalzati da una sottilissima angoscia ricercano
nel gesto pericoloso, nel proibito che può uccidere quella
considerazione per se stessi che altrove altrimenti non hanno
potuto trovare.
Allora la corsa in moto o in macchina assume il senso della
battaglia, della sfida contro quel fantasma grigio che sembra
volerti attirare dentro una dimensione di piattezza e di
uniformità in cui non vi è speranza di essere ammirati.
Corre quel giovane contro tutti gli eroi che ha amato e ammirato e
così come ne ha ammirato le gesta, ne ha ammirato la morte.
Perciò non la teme nel momento in cui sente trasformare se stesso
in un eroe.
Allora, tornando alle discoteche, chiudono troppo tardi oppure,
con tutti quei laser, quei suoni e quelle luci, non mantengono
quello che sembrano promettere?
Forse è proprio questo il problema dunque perciò dobbiamo
esaminare le promesse non mantenute e l'anelito che dietro questo
si nasconde.
E poi aggiungere: ma solo nelle discoteche i giovani si trovano di
fronte a promesse che poi non vengono mantenute?
In realtà ci sono molte fonti di promesse nascoste dietro ai
modelli forniti dai mezzi di informazione.
L'esibizione di modelli fortunati e vincenti (uomini e donne a cui
tutto riesce grazie ad una estrema semplificazione delle
(procedure) azioni che servono a raggiungere uno scopo), si fa
sempre più ampia e mentre queste vetrine si moltiplicano i più,
senza accorgersi di nulla, vengono respinti del ruolo di
spettatori ai quali è solo dato di accontentarsi di guardare.
I giovani quindi si affacciano in un mondo ove ben presto scoprono
che il loro destino è quello di andare ad affollare una enorme
platea per dare ad altri, poco fortunati, il loro contributo di
ammirazione. Ed eccola qui la parola chiave che forse ci può
chiarire qualcosa - AMMIRAZIONE.
Siamo in fondo discretamente disponibili ad ammirare qualcuno ma
al tempo stesso giudichiamo abbastanza negativamente chi manifesta
bisogno di ammirazione.
Ma questo bisogno esiste, ed è inutile nasconderlo, si fa più
acuto quanto meno è solida la personalità dì un soggetto.
Perciò non va negato il bisogno di essere ammirati dei giovani,
giacchè essere ammirati significa essere tutelati, significa poter
sopravvivere.
E' segno di dipendenza dall'altro le cui ragioni sono multiple ed
alcune lontane nel tempo.
Il bisogno di anmirazione da parte di altri entra in gioco quando
ancora non si è consolidata una fonte autonoma di stima di sè,
attraverso adeguate identificazioni con certi modelli o attraverso
attività che consentano di autostimarsi (un lavoro ben riuscito
per esempio) .
Descritto così questo bisogno è simile al bisogno di essere
nutriti (forse anticamente le madri con numerosa prole non
nutrivano più e meglio il figlio preferito, quello che ammiravano
di più?).
Giacchè questa mortalità giovanile sembra colpire più direttamente
i maschi, sembra utile tenere a mente che forse il problema
riguarda in qualche modo la coppia madre-figlio.
Si potrebbe allora pensare che allo stato attuale delle cose forse
accade che si passi da una situazione di ammirazione
dell'infanzia, tutta realizzata nell'ambito domestico, al moto di
ammirazione che si realizza nell'adolescenza quando dagli occhi
ammiranti della madre si cerca di passare a quelli di una
fanciulla incontrata fuori di casa, nel mondo.
Ed il mondo oggi è fatto dì discoteche che promettono incontri
entusiasmanti, senza rispettare le promesse- di assenze di
ritrovi, di luoghi di aggregazione ove conoscersi e parlarsi.
Un mondo in cui la scuola ha rinunciato al suo ruolo di
educazione, sostitutiva dei genìtori che presentano ai loro figli
gli oggetti del mondo.
Si pensi che ruolo importante potrebbe veramente svolgere la
scuola se si mettesse al centro della vita dei giovani, animando
le loro esistenze facendo conoscere loro non solo le classiche
materie di insegnamento ma gli strumenti musicali, gli sport, il
ballo, la recitazione ed al contempo promuovesse concerti,
festivals di orchestre studentesche, gare studentesche con più
costanza e frequenza, balli scolastici, recite.
Sarebbe un modo per uscire dalia platea e di scoprire che si può
essere ammirati dando ad ognuno una possibilità concreta per
lottare per la sua quota di ammirazione.
Allora forse quella mano stretta intorno all'acceleratore della
moto si farà più distesa e quel giovane non cercherà rabbiosamente
di ammirare se stesso sfidando l'eterno nemico: la morte.