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Il
«Rapiscan» in azione, durante uno dei
controlli notturni a Palazzolo
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Poliziotta
inglese che affianca i vigili
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Marco Bonari
Sicurezza stradale, spunta il «caso Palazzolo»,il
caso che ruota essenzialmente attorno al Rapiscan,
l’apparecchio inglese in dotazione alla Polizia
locale capace di testare, in pochi minuti, la presenza
di sostanze stupefacenti o psicotrope attraverso
l’analisi della saliva. E fanno parlare un po’
ovunque tanto quella sofisticata valigetta-laboratorio
quanto quel «modello palazzolese di fare prevenzione
sulla strada». Non capita tutti i giorni che due
poliziotti di Oxford circolino sulle strade
palazzolesi, che una delegazione della polizia
australiana sia già alle porte dell’Oglio, che una
troupe della Rai sia salita da Roma per immortalare le
stragi di patenti nelle notti brave e che i vertici
dell’Associazione italiana familiari e vittime della
strada corrano a sondare «quella locale sensibilità
per contrastare le stragi del sabato sera». La
realtà è una sola: «Fare prevenzione e rendere
sicure le strade » a dire del comandante, Roberto
Opizzi, consapevole che dietro la prevenzione, almeno
per i primi tempi, si cela la repressione. Perché Rapiscan
ed etilometro sono «un’accoppiata vincente »:
parola di quella cinquantina di patenti ritirate negli
ultimi mesi. Nel mirino sono finiti solo automobilisti
alticci o «fatti», «un vero pericolo sulle
strade, per gli altri e per se stessi», sentenzia
il comandante Opizzi. E la voce della «mano dura
palazzolese» - che tanto incuriosisce - ha già
fatto il giro degli automobilisti più indisciplinati,
anche via Internet come ci dicono i poliziotti; il
messaggio è forte e chiaro: « Evitare Palazzolo
sull’Oglio, Polizia locale armata di uno strano
apparecchio contro la droga, "fumo"
compreso, e di etilometro». Ma andiamo in ordine.
È venerdì notte, siamo in via Kupfer, periferia
industriale palazzolese. I due poliziotti inglesi -
stanno in paese per quindici giorni, secondo un
progetto sulle tecniche di prevenzione stradale lungo
l’asse Palazzolo-Oxford - allungano gli occhi sulle
telecamere della Rai che registrano, passo dopo passo,
la «strage» di patenti. Ma perché si definisce
strage? «Semplice, la prima notte in azione con il
"Rapiscan" su dieci giovani testati otto
sono risultati positivi... significa che prima di
mettersi al volante avevano assunto droga - spiega
il comandante Roberto Opizzi -. In realtà molti
sono risultati positivi anche all’etilometro»,
lasciando intendere la pericolosità della miscela
alcol-stupefacenti. È lui che annuncia i contatti con
la Polizia di Victoria - Australia del Sud - mentre i
«suoi» uomini stanno bloccando un ventenne. Un
ragazzino esile che vanta occhi terrorizzati e quel
batuffolo di cotone sotto la lingua, indispensabile
per procedere al test. È lui che pochi minuti prima
ha imboccato via Kupfer, adocchiato le pattuglie della
Municipale e quindi invertito frettolosamente la
marcia... è bastato un breve inseguimento lungo il
viale Europa per bloccare quell’utilitaria e
controllare il conducente. È mezzanotte - un
temporale è alle porte - e il «Rapiscan» sentenzia:
quel ragazzo è positivo alla cocaina e all’hascisc...
lo scontrino dell’apparecchio non lascia dubbi e la
patente fresca fresca di rilascio «salta». «Salta»
sotto gli occhi di Giancarlo Bernabei che in mattinata
è salito da Roma a Palazzolo: è una delle colonne
portanti dell’Associazione italiana familiari e
vittime della strada, quell’organizzazione non
lucrativa di utilità sociale che ha già puntato gli
occhi sul progetto palazzolese. « Perché qui - a
Palazzolo - si sta dimostrando grande sensibilità al
problema degli incidenti, della prevenzione...
sensibilità piuttosto rara », spiega Bernabei
consapevole che l’obiettivo non è certo di
carattere statistico o pubblicitario. «Patenti
ritirate o multe significa anzitutto sensibilizzare i
giovani alla guida» anche se le cifre palazzolesi
di ubriachi e «fatti» al volante - per non parlare
degli strafottenti - fanno rabbrividire. Preoccupano
pure Roberto Merli, responsabile bresciano
dell’Associazione, che sta già facendo i conti con
quelle 183 croci piazzate sulle strade bresciane nel
solo 2003; vittime che saranno ricordate sabato in
piazza Loggia.
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