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Lunedì 28 giugno 2004
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 CRONACA Pag. 11    

Vola il «caso Palazzolo»: la Polizia locale fa strage di patenti con l’apparecchio britannico «Rapiscan»
Strade sicure per non morire
In azione agenti inglesi. Arrivano la Rai e l’Associazione familiari e vittime

 

Il «Rapiscan» in azione, durante uno dei controlli notturni a Palazzolo

 


Poliziotta inglese che affianca i vigili

 

  


Marco Bonari

 


 

Sicurezza stradale, spunta il «caso Palazzolo»,il caso che ruota essenzialmente attorno al Rapiscan, l’apparecchio inglese in dotazione alla Polizia locale capace di testare, in pochi minuti, la presenza di sostanze stupefacenti o psicotrope attraverso l’analisi della saliva. E fanno parlare un po’ ovunque tanto quella sofisticata valigetta-laboratorio quanto quel «modello palazzolese di fare prevenzione sulla strada». Non capita tutti i giorni che due poliziotti di Oxford circolino sulle strade palazzolesi, che una delegazione della polizia australiana sia già alle porte dell’Oglio, che una troupe della Rai sia salita da Roma per immortalare le stragi di patenti nelle notti brave e che i vertici dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada corrano a sondare «quella locale sensibilità per contrastare le stragi del sabato sera». La realtà è una sola: «Fare prevenzione e rendere sicure le strade » a dire del comandante, Roberto Opizzi, consapevole che dietro la prevenzione, almeno per i primi tempi, si cela la repressione. Perché Rapiscan ed etilometro sono «un’accoppiata vincente »: parola di quella cinquantina di patenti ritirate negli ultimi mesi. Nel mirino sono finiti solo automobilisti alticci o «fatti», «un vero pericolo sulle strade, per gli altri e per se stessi», sentenzia il comandante Opizzi. E la voce della «mano dura palazzolese» - che tanto incuriosisce - ha già fatto il giro degli automobilisti più indisciplinati, anche via Internet come ci dicono i poliziotti; il messaggio è forte e chiaro: « Evitare Palazzolo sull’Oglio, Polizia locale armata di uno strano apparecchio contro la droga, "fumo" compreso, e di etilometro». Ma andiamo in ordine. È venerdì notte, siamo in via Kupfer, periferia industriale palazzolese. I due poliziotti inglesi - stanno in paese per quindici giorni, secondo un progetto sulle tecniche di prevenzione stradale lungo l’asse Palazzolo-Oxford - allungano gli occhi sulle telecamere della Rai che registrano, passo dopo passo, la «strage» di patenti. Ma perché si definisce strage? «Semplice, la prima notte in azione con il "Rapiscan" su dieci giovani testati otto sono risultati positivi... significa che prima di mettersi al volante avevano assunto droga - spiega il comandante Roberto Opizzi -. In realtà molti sono risultati positivi anche all’etilometro», lasciando intendere la pericolosità della miscela alcol-stupefacenti. È lui che annuncia i contatti con la Polizia di Victoria - Australia del Sud - mentre i «suoi» uomini stanno bloccando un ventenne. Un ragazzino esile che vanta occhi terrorizzati e quel batuffolo di cotone sotto la lingua, indispensabile per procedere al test. È lui che pochi minuti prima ha imboccato via Kupfer, adocchiato le pattuglie della Municipale e quindi invertito frettolosamente la marcia... è bastato un breve inseguimento lungo il viale Europa per bloccare quell’utilitaria e controllare il conducente. È mezzanotte - un temporale è alle porte - e il «Rapiscan» sentenzia: quel ragazzo è positivo alla cocaina e all’hascisc... lo scontrino dell’apparecchio non lascia dubbi e la patente fresca fresca di rilascio «salta». «Salta» sotto gli occhi di Giancarlo Bernabei che in mattinata è salito da Roma a Palazzolo: è una delle colonne portanti dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada, quell’organizzazione non lucrativa di utilità sociale che ha già puntato gli occhi sul progetto palazzolese. « Perché qui - a Palazzolo - si sta dimostrando grande sensibilità al problema degli incidenti, della prevenzione... sensibilità piuttosto rara », spiega Bernabei consapevole che l’obiettivo non è certo di carattere statistico o pubblicitario. «Patenti ritirate o multe significa anzitutto sensibilizzare i giovani alla guida» anche se le cifre palazzolesi di ubriachi e «fatti» al volante - per non parlare degli strafottenti - fanno rabbrividire. Preoccupano pure Roberto Merli, responsabile bresciano dell’Associazione, che sta già facendo i conti con quelle 183 croci piazzate sulle strade bresciane nel solo 2003; vittime che saranno ricordate sabato in piazza Loggia.

 

 

 

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